Histoire D’O – Pauline Reage

Ringrazio Power, che mi ha fornito informazioni utili ed ha collaborato con me alla stesura di questo articolo. Buona lettura!

Prima di iniziare la mia recensione, vorrei illustrare di cosa andrò a parlare.
Histoire d’O è un romanzo erotico, che viene categorizzato come appartenente al sottogenere BDSM. È stato pubblicato nel 1954 da Dominique Aury, scrittrice francese che si è presentata con lo pseudonimo di Pauline Réage.
La prefazione è stata scritta da Jean Paulhan, scrittore e critico letterario, nonché membro dell’Accademia di Francia.
A proposito di questa introduzione, vorrei darvi un consiglio: NON leggetela. Il caro signor Jean, che ho mandato a quel paese, mi ha fatto spoiler che non desideravo e ha farneticato inutilmente per la bellezza di 5 capitoli nel blando tentativo di spiegare/giustificare/preparare il lettore (Plus, ora che ho scoperto che è un estimatore del Marchese De Sade, lo prenderei a schiaffi).
Spenderò ancora due righe per trattare brevemente della trama e poi inizierò con la recensione vera e propria.
La storia vede come protagonista una giovane donna, il cui nome viene indicato solo come “O”, che ama così tanto il fidanzato René da accettare, come prova del suo amore, di essere portata in un castello a Roissy dove viene data in uso sessuale ad altri uomini. In quel castello sperimenta pratiche erotiche di ogni tipo. Viene frustata, sodomizzata e sottoposta a rapporti di sesso orale. È educata a comportarsi come una vera e propria schiava sessuale.
In questo progressivo e totale annullamento della sua volontà individuale, “O” trova la propria felicità, rinuncia alla propria libertà e lascia, infine, che sia un uomo a detenerla come una vera e propria proprietà personale.

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Fatte queste premesse, da qui in avanti parlerò a ruota libera. Spoiler inclusi.

La mia “avventura” con questo romanzo, considerato un vintage dell’eros per eccellenza, è iniziata, per paradosso, a causa di alcune tematiche affrontate in 50 Sfumature.
Ovvero il BDSM e il rapporto dominatore – sottomessa. (Che può essere anche al contrario: dominatrice – sottomesso, sia chiaro).
Mentre ne discutevo con una persona per cui nutro grande rispetto, e che chiamerò Power, mi incuriosì quando affermò che il BDSM, e tutto quello che ne derivava, non veniva rappresentato in modo corretto. Era inevitabile che nascesse in me la curiosità e la voglia di indagare online.
Trovai due interviste, rivolte a due esponenti del mondo BDSM, che lessi con cura, ma ne uscii solo con la mente più confusa. Il rapporto Dominatore – sottomessa mi sfuggiva…
Era difficile comprendere determinati aspetti che riguardano la vita, la psiche e che vanno ben oltre il sesso, così cercai qualche romanzo, imbattendomi in questo: Histoire D’O – Pauline Reage.
Se fate una rapida ricerca online, legato al BDSM, comparirà sempre per eccellenza. C’è chi lo osanna persino, peccato che sia un’accozzaglia di pratiche spacciate per BDSM messe lì a caso.
È paradossale. Ho sottolineato una frase in corsivo perché dopo aver letto il primo capitolo, in preda allo sconforto, chiesi un parere a Power, che dopo averlo letto, si ritrovò d’accordo con me.

Amore + Violenza, Schiavitù, annullamento della personalità: Eresia.

Esigo e lo sottolineo, che la parola amore non venga mai associata a questa storia. Mai. La protagonista, O, è un’ameba che vive solo per il suo uomo e, lo affermo con un filo di cattiveria, mi ha perfino sorpreso scoprire, dopo infinite pagine, che ha un lavoro. Partiamo però dall’inizio.
Il primo capitolo parte con i due protagonisti al parco. Un giorno come tanti. Arriva una macchina e vanno in un luogo a lei sconosciuto. A questo punto, lui le chiede di entrare in una casa anonima, badando bene a non esitare, perché sarebbe stata punita.

Lei viene spogliata, legata, bendata e:

  • Violentata ripetutamente.
  • Picchiata con la frusta
  • Infine, legata a letto dove rimarrà incatenata fino al mattino.

In mezzo a tutto questo, LUI, il suo René è lì, presente tutto il tempo e, a un certo punto, teneramente le dirà “ti amo”. Teneramente. Capito? Teneramente. Dolcemente. Spero che si senta la mia collera…
La mattina seguente, il suo cosiddetto amato René viene e il primo pensiero di O è: “ha le pantofole logore. Bisognerà comprarne di nuove”.
Lui… LUI che TU, cara ameba di O, consideri il tuo amato, ti ha trattato come un oggetto, afferma che già da tempo pensava di farti prostituire e che lì dovrai rimanere per settimane.
TU invece di arrabbiarti, TU ti sciogli perché ti ama.
La bestemmia.
È la rappresentazione di tutto quello che c’è di sbagliato e malsano in un rapporto. Sia d’amore che BDSM, per paradosso. Voi, che continuate a osannare questa cosa come un classico BDSM / eros, come vi pare, ficcatevelo in testa.

BDSM + AMORE: Eresia

Se la sottomessa si innamora, il contratto viene sciolto. Non vale nel 100% delle relazioni, c’è una piccola parte che prosegue anche in presenza di un sentimento di amore, ma certo MAI e poi MAI in una relazione BDSM fondata sull’amore è concesso che il/la sottomesso/a acconsenta a tutto (anche a cose che di norma rifiuterebbero) per tenere il/la dom legato a sé.
Questo minerebbe la loro psiche e una delle regole del contratto scritto, perché sì, almeno in questo 50 sfumature non ha toppato, prevede che la mente di una persona non venga lesa in nessun modo.
Più andavo avanti nella lettura e più il mio cinismo e la mia rabbia aumentavano di pari passo. L’irrealtà che sfocia nel disagio.

  • Non esiste il ciclo mestruale femminile
  • Non esistono malattie veneree
  • Non esistono contraccettivi.

Non si menzionano mai, fin quasi alla fine, dove si accenna alla storia di una modella che temeva di essere rimasta incinta del suo precedente amante, salvo scoprire, con sollievo, che non era così.
Suppongo che a ognuna di loro basti chiudere gli occhi, stringere i pugni e dire per tre volte la formuletta magica perché non accada.
Tipo: «Non avrò il ciclo mestruale. Non avrò il ciclo mestruale. Non avrò il ciclo mestruale.»
Si sente il sarcasmo, spero.

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Insisto sul fatto che non viene mai menzionato il contratto SCRITTO fra Dominatore e Sottomessa, vitale per stabilire i limiti assoluti e la fantomatica safeword che una persona dovrebbe pronunciare se non riesce più ad andare oltre.
Qui non vi è niente di tutto questo. Lei non ha diritti, solo doveri. E gli uomini sono “dei”.
Io ci sputo sopra. Una persona che mi fa una cosa simile io l’avrei ridotta in uno stato che, per delicatezza, non descriverò nei dettagli. È rivoltante, disumano… e profondamente triste. Perché trovo che affronti tematiche attuali e questo è stato scritto nel 1954. Fate voi.
Proseguiamo.
Passato il suo periodo lì, dove suddetta ameba è stata a disposizione di chiunque l’abbia voluta, seduta in una posizione ridicola che prevedeva che tenesse sempre le gambe divaricate e le braccia in una determinata posizione (in cui dovrà continuare a stare anche in seguito), pronta a servire thè, caffè, liquori, piegare giornali e a prestarsi a scopate random a chiunque la voglia (scusate la crudezza dei termini), O torna al mondo civilizzato con un anello di ferro al dito il cui simbolo è noto a chi fa parte di questa setta di patetici trogloditi.
Badate bene: dovrà dolcemente essere disponibile a chiunque la vorrà. Sennò tornerà al castello per essere punita e addestrata nuovamente.
Ho seriamente pensato con cattiveria che, con l’intelligenza che si ritrova questa, l’avrebbe data al primo tossico malato che le sarebbe girato attorno, infettando tutti. Stendiamo un velo pietoso.
Passato un po’ di tempo, che O impiega a buttar via TUTTI i suoi vestiti perché deve farsene fare di nuovi che siano facili da togliere, entra in scena lo pseudo fratello (Sir Stephen) del suo cosiddetto amato, con cui quest’ultimo vorrebbe dividerla. Per inciso, anche se le viene chiesto se accetta, non ci vuole un genio per sapere che non oserebbe mai dire di no, vero? Mentre ne discutono, se tale si può definire questa patetica sceneggiata, O fa un commento riguardo alle frustate. Non le ama, ne ha paura e risposta qual è?

«Urla, lamentati, tanto le prendi comunque.»

Per inciso, che io sappia, dopo aver triturato le scatole a Power, aver letto decine di interviste etc… so che un dominatore non può costringere la sua sottomessa. Se la sottomessa, DA CONTRATTO, accetta, allora va bene. Al più, potrà essere punita nel caso in cui venisse meno a suddetto contratto.
Andando avanti, quel poco di personalità di O viene completamente annullata da Sir Stephen, a cui non si oppone nemmeno quando le chiede di farsi marchiare a fuoco sulle natiche e di portare piercing nella zona intima con delle medaglie che la identificano come sua.
Piccola nota per chi non volesse leggerlo: René ci mette poco a innamorarsi di una modella che però ha il carattere di una stronza… ma O ormai è presa da Sir Stephen e non è più gelosa né nulla, le fa solo pena quando realizza che sta per dargli il benservito. È per se stessa che dovrebbe aver pena.
Vi risparmio i dettagli del resto, che finisce nel trash, per usare un termine di Power, che è rimasto senza parole. Aggiungo, come sua nota, che un dominatore non dovrebbe mai annullare la personalità della sua sottomessa. Mai…
Dopo la conclusione, subito dopo la parola “fine”, vi è un ultimo commento finale del signor Jean, suppongo, in cui chiarisce che doveva esserci un capitolo aggiuntivo dove sir Stephen abbandonava O.
E qui, avrebbe dovuto seguire la disperazione di O, che gli avrebbe chiesto di potersi uccidere, cosa a cui lui avrebbe acconsentito. Sfortunatamente, la storia finisce prima di questo passaggio e l’autrice deve aver cambiato idea poiché esiste (purtroppo) un seguito che segue l’idea base iniziale, ovvero che Sir Stephen l’abbandona, viscido qual è, e lei torna al castello.

Il seguito si chiama: Ritorno a Roissy.

Personalmente, avrei preferito che finisse con la morte di O. Sarebbe stato di gran lunga più coerente con il delirio che rappresenta il tutto.
Non andrò oltre riguardo al BDSM, perché alla fine, è uno stile di vita molto lontano dal mio e che, per quanti sforzi, non comprenderò mai, ma ci tenevo a fare delle precisazioni e ne approfitto per ringraziare Power in tal senso. Consiglio caldamente di informarsi con cura e di fare attenzione: su certe cose non si scherza.
Ora lasciatemi parlare a ruota libera. Come avevo già accennato, una delle cose che mi ha più disgustato e rattristato davvero mentre leggevo già solo il primo capitolo, è stato comprendere in un lampo che, seppur il romanzo sia vintage (1954), rappresenta alla perfezione il desiderio di molte persone: avere un giocattolo come O, un’ameba il cui mondo gira intorno alla presunta persona amata, docile e compiacente.
Per la cronaca, sottolineo che parlo a livello generico. Maschi e femmine senza distinzione, infatti vi è una dominatrice nella storia, che sa del castello e ha schiave al seguito, e sarà proprio questa donna a marchiare O.
Questo romanzo rappresenta il prototipo della schiavitù perfetta.
Sto cercando di togliermi di dosso lo schifo che rappresenta questa storia. Ho la nausea e provo emozioni che si avvicinano molto alla tristezza e alla depressione. Ho bisogno di togliermela dalla mente velocemente… e mi rifiuto di leggere il seguito. Perdonatemi, ho usato ripetutamente determinati termini ma quelli che ho in testa, sono molto più coloriti e poco consoni a un articolo.

BIBLIOGRAFIA https://it.wikipedia.org/wiki/Histoire_d%27O_(romanzo).

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