Duemila giorni con i Lupi di Jamie & Jim Dutcher

In tutti gli anni trascorsi col branco non ero mai stata così vicina a un lupo che ululava. I nostri corpi si sfioravano e l’aria intorno a noi vibrava della potenza della sua voce. Ero così rapita da quel suono e così a mio agio con Kamots che feci un gesto del tutto istintivo. Allungai una mano e la posai delicatamente sulla sua gola. Lui non batté ciglio. Con la testa all’indietro e gli occhi chiusi, continuò a elevare il suo canto verso il cielo. Fu qualcosa di magico. Sentii la vibrazione risalire il mio braccio, percorrere tutto il mio corpo e scaricarsi nel terreno. Chiusi gli occhi anch’io e lasciai che quel suono fluisse dentro di me finché gradualmente il lupo non smise di ululare. Sarò sempre grata a Kamots per avermi permesso di condividere con lui un momento così intimo, perché ho sempre considerato prezioso il loro ululato.Cit. Duemila giorni con i lupi di Jamie & Jim Dutcher.

Quello che gli esseri umani hanno in abbondanza, a differenza dei lupi, è l’ipocrisia. Quel vivere egoista che non si mette mai in discussione. L’incapacità di guardare oltre le proprie aspettative ed esigenze. Da un po’ di tempo, pur non cercando nulla a riguardo, su qualsiasi sito guardi, trovo articoli che parlano di una possibile riapertura della caccia ai lupi. E se mi sento braccata io, figuriamoci quelle povere creature. Ho il cuore spezzato. Parlandone con un’amica, lei ha fatto giustamente notare questo:

«Poi si lamenteranno perché, dopo aver eliminato i lupi, non ci saranno più pascoli, perché verranno brucati dalle prede dei lupi ormai prive di predatori e con un tasso di natalità fuori controllo»

Chi lo va a spiegare a questi uomini che è contro le abitudini dei lupi cacciar prede nei campi e, se questo accade, è l’uomo stesso a esserne responsabile? È sempre stato così. Gli esseri umani distruggono, ma non vogliono sentirsi responsabili del caos che generano. Però poi se ne lamentano, quasi non lo avessero scatenato loro. Scelgono chi deve vivere e morire… sempre giustificati, sempre compresi, sempre con un perché pronto in tasca. Non si mette mai in discussione né cerca un punto di incontro. Ma cosa posso aspettarmi da chi non ha alcuna forma di empatia neppure nei confronti del suo simile? Può averne mai per un animale e, in questo caso, di un lupo?

Una delle cose che lo interessavano di più era il mio cappello. Ogni volta che mi concentravo su qualcos’altro, fissando un altro lupo attraverso l’oculare della mia macchina da presa, Kamots strisciava silenziosamente alle mie spalle e tentava di strapparmi il cappello dalla testa. Lo precedevo sempre di un attimo, scostandomi proprio mentre stava per afferrarne la tesa coi denti. Quel cappello a falda larga era già logoro e malconcio dopo anni di servizio, così un giorno decisi di permettere a Kamots di riuscire nella sua impresa. Quando vidi che mi osservava, finsi di essere occupato con la macchina da presa. Lo sentii avvicinarsi con cautela alle mie spalle e sentii il suo fiato caldo sulla nuca. Un potente strappo alla tesa e il cappello volò via. Kamots sapeva di aver vinto e si mise a saltellare lanciando il cappello in aria. Riuscì rapidamente a infilarselo sul muso e cominciò a correre in mezzo al prato senza vedere dove andava, ma ben determinato a tenere il cappello lontano da me e dagli altri lupi. Cit. Duemila giorni con i lupi di Jamie & Jim Dutcher.

Basterebbe così poco, così poco per coesistere. La Natura non è un giocattolo di cui puoi abusare senza conseguenze. La caccia non è uno sport. In passato era una necessità, un bisogno primario di sopravvivenza. Era uno sport per quei nobili annoiati da romanzi e film. C’è chi se ne fa un vanto, perché poi, tramite l’imbalsamazione, rendere immortale la preda. Ma figuriamoci… se accadesse a un essere umano, almeno lì si griderebbe allo scandalo. Ma questo non consola affatto perché i lupi sono e restano braccati. Diversi anni fa avevo letto questo libro:

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Quando mi son ritrovata la copertina fra le mani, ho avuto il magone. Gli occhi bruciano di lacrime al solo pensiero.I lupi hanno coscienza, onore, lealtà, rispetto, senso del dovere. E possono essere anche violenti, perché no? Perché negarlo? Ma non hanno ipocrisia. Se uno di loro viene ferito, non viene abbandonato a se stesso. Cacciano per sopravvivere. Non godono nell’uccidere un essere vivente né si fanno selfie ridicoli con le loro prede. Non prendono mai più del necessario e, se attaccano, lo fanno per difendere. Voglio che ogni singola persona legga questo libro.

L’inizio è un po’ così… l’autore si lascia un po’ andare al passato, ma giustamente vuole ripercorrere le basi della sua vita, cosa lo ha spinto a vivere con i lupi e crearne due documentari ma, fidatevi… quando comincia a parlare dei lupi, non lo abbandonerete facilmente. Non pretendo che sia perfetto… ha le sue mancanze ma vi sfido a dirmi che non vi siete innamorati di questi lupi. Ci penso ancora a loro… a quel finale agrodolce che mi fa ancora stringere il cuore e versare lacrime.

Mi sento in qualche modo indifesa e impotente.

Ripenso a mio zio contadino… ogni mattina, all’alba, andava a lavorare i campi fino al tramonto, e ogni giorno, lungo il confine del campo, un lupo lo osservava e restava fino a quando non se ne andava. Così ogni giorno… un amico silenzioso. Mi domando che cosa direbbe lui di tutto questo.

L’uomo non perdonerà mai i lupi di non essere diventati dei cagnolini da salotto. Ma chi vi concede il diritto di stabilire quali creature possono vivere?

Non toccatemi i lupi.

Non è stata una semplice recensione mi sono lasciata andare a un po’ di sentimentalismo però quando il cuore brucia l’anima esige una risposta e scrivere diventa l’unico modo per trovare pace.

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